Ecco “il Ponte”, il giornalino scolastico della Fermi

Come ogni dicembre, anche quest’anno è arrivata la settimana della creatività. Cinque giorni di laboratori, di apprendimento, di crescita personale in cui i ragazzi hanno potuto acquisire nuove competenze e conoscenze. Tra i molti progetti, quello del giornalino ha impegnato dieci studenti di diverse classi. Un giornalino scolastico un po’ particolare poiché il tema, nient’affatto natalizio, è stato quello del “ponte”. Il ponte come luogo fisico e simbolico, il ponte come possibilità di incontro tra culture, comunità e persone. 

I ragazzi si sono cimentati nell’analisi delle fonti, testuali e  video,  riflettendo su alcuni casi esemplari: il celebre ponte di Mostar, abbattuto durante la furia delle guerre jugoslave, e il ponte immateriale che unisce le comunità dell’Alto Adige / Südtirol. Il primo, crollato sotto i colpi delle retoriche dell’odio etnico. Il secondo eretto sul comune bisogno di pace tra le diverse comunità locali.

Quando i ponti cadono, “cadono anche i cuori” – come ha scritto una delle redattrici di questo giornalino – e bisogna “far loro la guardia”. Fare la guardia ai ponti, cioè al dialogo tra persone e comunità, è possibile attraverso la testimonianza. Ed è quello che i ragazzi hanno fatto attraverso parole solo in apparenza semplici ma genuinamente e profondamente vere. 

Non è stato facile per loro. Non conoscevano i fatti presentati, hanno dovuto leggere, capire, metabolizzare e riflettere. Hanno dovuto farsi largo tra le troppe informazioni, selezionando le più importanti per arrivare al cuore del problema. Hanno dovuto scrivere mettendoci se stessi. Hanno poi caricato gli articoli nel blog, imparando i rudimenti per gestire una piattaforma di personal publishing. E hanno condiviso la scelta del nome da dare al giornalino, “il Ponte della Fermi”, echeggiando nemmeno troppo inconsapevolmente quel “Die Brücke” di langeriana memoria, primo tentativo di costruire ponti tra le comunità della nostra provincia.

Tutto questo in dieci ore. Il risultato è quello che si vede, tre articoli, una galleria fotografica, parole semplici nate però da un grande sforzo. Piccoli giornalisti crescono ma, soprattutto, giovani cittadini si formano alla convivenza perché – come loro stessi hanno scritto – “se cade un ponte tra le persone non basta la pietra per ricostruirlo”.

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