Neil Amstrong pensava di avere il 50% di probabilità di farcela.
“C’erano tante di quelle cose che non sapevamo”, ha detto nel 2011 il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna in un’intervista a una società australiana.
“C’era una grande probabilità che ci fosse qualcosa che non avevamo capito correttamente e di dover rinunciare e tornare sulla Terra senza arrivare sulla superficie lunare”.
Che lui, “Buzz” Aldrin e Michael Collins – con l’ aiuto di migliaia di ingegneri, scienziati e controllori di missione sulla Terra – siano riusciti a effettuare un allunaggio rimane una delle imprese più incredibili mai realizzate dall’umanità.
Pensiamoci:
50 anni fa a luglio un razzo alto 36 piani e pesante quanto 400 elefanti, si allontanò dalla Terra spinto da un’esplosione enorme.
Una volta nello spazio gli astronauti sfuggirono all’orbita terrestre, viaggiarono fino all’orbita lunare, quindi distaccarono parte del loro veicolo spaziale e lo guidarono giù fino a un’impatto morbido su un suolo alieno.
Dopo aver fatto 2 passi, rientrarono nella navicella, si lanciarono dal suolo della luna, si riunirono al modulo di comando in orbita a un centinaio di chilometri dalla superficie lunare e poi tornarono sulla Terra, tuffandosi nell’Oceano Pacifico 2 giorni più tardi.